IL CORPO NON DIMENTICA
Un’infanzia traumatica lascia tracce anche nel sistema immunitario
Che i maltrattamenti e le situazioni d’abbandono vissute nell’infanzia possono causare danni psichici permanenti è risaputo. I dati sperimentali portano a concludere che le cattive esperienze infantili indeboliscono anche le difese dell’organismo contro le malattie. Questo effetto dura a lungo.
Elisabeth Shirtcliff e i suoi collaboratori dell’Università di New Orleans hanno studiato in un campione di adolescenti la reazione del sistema immunitario al virus dell’ herpes simplex (HSV I) agente patogeno presente in circa due terzi della popolazione americana (ma in altri paesi come la Germania, si supera anche l’ 80%). Normalmente il virus si annida nelle terminazioni nervose ed è tenuto in scacco dal sistema immunitario, ma a volte, ad esempio in periodi di stress, l’agente patogeno si libera e allora possono comparire le tipiche eruzioni sulle labbra. L’attivazione del virus può anche avvenire senza sintomi manifesti, ma in tutti i casi il sistema immunitario, se la prima linea di difesa è superata e si scatena un’infezione, reagisce producendo particolari anticorpi per debellarlo. I ricercatori di New Orleans hanno esaminato la presenza di questi anticorpi nella saliva di ragazzi dai 9 ai 14 anni. Il campione di 155 soggetti era suddiviso in tre gruppi:
1. ragazzi che avevano subito maltrattamenti fisici durante l’ infanzia, che vivevano tuttora con la famiglia d’origine;
2. ragazzi che avevano trascorso i primi anni di vita in brefotrofio, in Romania, in Russia o in Cina e poi erano stati adottati da famiglie americane;
3. un gruppo di controllo, simile per età e condizioni socioeconomiche, che non aveva subito traumi infantili.
I risultati misero in evidenza che nei ragazzi che avevano alle spalle esperienze traumatiche il sistema immunitario produceva anticorpi contro il virus HSV I in misura maggiore rispetto agli altri soggetti, segno di una difficoltà permanente a tenere in scacco l’agente patogeno. Inaspettatamente, però, nei ragazzi che, dopo l’istituzionalizzazzione iniziale, erano ormai da anni affidati ad affettuosi genitori adottivi, le difese immunitarie sembravano addirittura più compromesse. In altre parole, una volta prodotto, il danno diventava permanente. La ricerca aveva preso in esame tutta una serie di altri fattori, come eventuali situazioni di stress presenti o la salute mentale di genitori e figli, ma nessuno di questi riusciva in definitiva a spiegare gli effetti osservati nei due gruppi.
Come il cervello, anche il sistema immunitario, alla nascita, non è completamente formato. Ha ancora molto “da imparare”. Che il suo sviluppo sia influenzato dall’ambiente in cui il bambino vive non è quindi una sorpresa per chi studia questi problemi, i quali temono che il sistema di difesa proprio dell’organismo sia complessivamente danneggiato nelle persone che hanno vissuto esperienze traumatiche in età infantile. Come sostiene uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio sugli anticorpi dell’HSV I, Seth Pollak, i risultati dimostrarono che “l’ambiente emotivo del bambino ha effetti di vasta portata sul suo stato di salute fisica”. Tuttavia non è ancora chiaro attraverso quali processi i traumi infantili danneggiano il sistema immunitario. Un possibile meccanismo che presiede a una specie di memoria corporea dei traumi infantili è stato messo in luce da un’equipe di ricercatori della McGill University di Montreal, guidata da Michael Meaney, che ha dimostrato come i maltrattamenti possano inibire permanentemente l’azione di un particolare gene. Il gene studiato dai ricercatori canadesi è responsabile della produzione di un fattore che contribuisce all’eliminazione del cortisolo, ormone dello stress, così da tenere a freno la reazione dell’organismo agli stimoli stressanti. Mancando quel fattore, nelle vittime di maltrattamenti il livello di cortisolo nel sangue è più alto che nei soggetti di un gruppo di controllo. Di conseguenza, corpo e psiche sono meno capaci di far fronte alle pressioni e agli stress.
Già alcuni anni fa Meaney e i suoi collaboratori avevano rilevato un analogo processo di disattivazione di un gene nel patrimonio ereditario di ratti privati alla nascita delle cure materne, con conseguenze permanenti anche in età adulta.
Le esperienze della prima infanzia, come attestano le ricerche, si imprimono nell’organismo, agiscono sul sistema immunitario e secondo i dati di Meaney, forse anche sul corredo genetico. Per questo è fondamentale che i neonati possano contare su attenzione e cure adeguate da parte dei genitori o degli adulti che li accudiscono.
Psychologie Heute, August, 2009, pp.52-53; Traduzione italiana di Gabriele Noferi.
I TRAUMI INFANTILI RENDONO L’ORGANISMO MAGGIORMENTE ESPOSTO ALLE MALATTIE.
Che le esperienze traumatiche aumentino il rischio di malattie fisiche nel corso successivo dell’esperienza è confermato da un ampio studio epidemiologico condotto di recente in Germania. I primi risultati sono stati presentati al Congresso di medicina psicosomatica di Magonza da Carsten Spitzer, della clinica universitaria di Amburgo-Eppendorf. La ricerca ha sottoposto un grosso campione della Pomerania occidentale (1651 femmine, 1520 maschi) a un questionario dettagliato sullo stato di salute e sulle esperienze traumatiche vissute in passato. Oltre la metà degli intervistati ha riferito almeno un evento del genere: uno shock durante la guerra, maltrattamenti infantili, un’aggressione, uno stupro, una catasrofe naturale, un incidente grave, la morte improvvisa di una persona cara. E’ risultato che queste persone, rispetto al resto del campione, presentavano, fra l’altro, un’incidenza di malattie cardiocircolatorie (angina, infarto, ictus) maggiore del 20%. Particolarmente a rischio era la salute di quei 62 soggetti che a seguito dell’evento catastrofico avevano sviluppato un disturbo ansioso da stress post-traumatico: l’incidenza degli attacchi cardiaci risultava tre volte e mezzo più alta rispetto alle persone che non avevano subito esperienze traumatiche. Anche il rischio di angina, bronchite, asma, malattie epatiche e gravi disturbi circolatori degli arti era da due a tre volte maggiore.
Tutti questi effetti erano da ricondurre alle conseguenze dello stress, in quanto i dati erano stati corretti per eliminare l’influenza di altri fattori di rischio come fumo, alcol o eccessi alimentari.
Thomas Saum-Aldehoff
(Redazione di Psychologie Heute)