NUOVO MANUALE DEI DISTURBI PSICHIATRICI, INTERVISTA A SALVINI
Fonte: Superabile (Inail)
Lo scetticismo del professore emerito di Psicologia clinica all’Università di Padova: “Una diagnosi di psicosi su due è sbagliata e forse sono ottimista. Come clinico credo che esistano disagi, ma so che altri non esistono in nessun modo. Non ho mai creduto al Dsm, nè alla sua validità scientifica”
“Una diagnosi di psicosi su due è sbagliata e forse sono ottimista. Come clinico credo che esistano disagi, ma so che altri non esistono in nessun modo. Non ho mai creduto al Dsm, nè alla sua validità scientifica”. Ha tagliato corto Alessandro Salvini, professore emerito di psicologia clinica all’Università di Padova, che in un’intervista all’agenzia di stampa Dire ha definito il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Dsm, la cui prossima pubblicazione è prevista per maggio 2013, come il “manuale americano, guidato e dominato dalle case farmaceutiche che investono milioni di dollari sui suoi componenti per ricavarne miliardi successivamente. Del resto – ha aggiunto – si pensi che nel ‘73, per un compromesso con i russi, fu introdotto il disturbo di opposizione politica”.
Professore, cosa pensa dell’introduzione del disturbo di iperattività, ADHD, nel Dsm V?
Da sempre i bambini sono iperattivi e quando lo sono un pò di più vuol dire che hanno problemi a casa. Allora- ha spiegato l’esperto- si dovrebbe intervenire sui genitori, invece si è fabbricata una bella malattia su misura e si sono costruiti milioni di bambini ammalati a cui dare il Ritalin.
È d’accordo sull’esclusione della sindrome di Asperger, che per il Dsm V non farà più parte dello spettro autistico?
Dovrei rispondere che si dice che un grandissimo psichiatra italiano vivente pare ne sia affetto. Uno famoso, che se lo si guarda non ride mai. Anche qui il problema sta nella diagnosi e in chi la fa- ha ribadito Salvini- se ci sono famosi primari di ospedali pediatrici che non hanno la specializzazione in neuropsichiatria infantile, ma in neurologia, ci si può fidare di queste diagnosi? Quanti bambini saranno diagnosticati come malati senza esserlo? Sappiamo che il disturbo di adattamento non è una malattia ma che viene utilizzato come diagnosi e che almeno il 40% delle diagnosi di dislessia sono sbagliate?
Se nel Dsm V non esisteranno più la sindrome psicotica attenuata e il disturbo misto d’ansia e depressione, che fine faranno le persone che ne soffrono?
Questi disturbi vanno nella sezione delle raccomandazioni. Loro dicono che c’è una sindrome subclinica psicotica che può riguardare l’8% della popolazione, mentre il professor Jim Van Os, che è il più grande psichiatra del mondo, forse, dice che la percentuale varia dal 10 al 20 e che si tratta di forme transitorie nel 75-80% dei casi. Una cosa assurda inserirla come malattia. Cosi come è assurdo e non si dice che moltissimi puberali hanno rituali transitori, tipici dell’infanzia e dell’adolescenza, come contare le targhe, i numeri o fare cose scaramantiche. Ma se si va dallo psichiatra infantile dirà che è un disturbo d’ansia. La psichiatria esercita il potere, oggi inserisce anche la sindrome premestruale come disturbo, ma questo potere svanirà con l’avanzata di paesi civili, di colossi come l’India e il Brasile che hanno una cultura antropologica forte e che soppianteranno il potere americano. La psichiatria ci ha messo una vita a dire quello che gente come me scrive da 30 anni. Il presidente della società mondiale di psichiatria, Mario Maj, citando un rigoroso lavoro di Iris Sommer, ha riportato infatti che il 10-15% della popolazione generale ha allucinazioni acustiche senza essere psicotica! Questa è una rivoluzione culturale che toglie etichette e che conferma indirettamente quante diagnosi sbagliate possano esserci in psichiatria.
9 aprile 2013 | Categoria: Generico, News in Evidenza
Cari colleghi,
Allen Frances, capo della task force del DSM-IV, è appena tornato negli Stati Uniti dopo aver tenuto alcuni seminari in Italia nei quali ha parlato delle sue critiche alle proposte del DSM-5, previsto per il
Sarebbe troppo lungo qui entrare nel dettaglio di quali sono le proposte diagnostiche discutibili del prossimo DSM-5. Si può solo accennare a quella di “Sindrome da rischio psicotico”, per cui molti giovani potrebbero essere etichettati in questo modo e ricevere gli antipsicotici atipici che, oltre a essere molto costosi, possono provocare aumenti di peso (e tra l’altro pare che non diminuiscano il rischio di schizofrenia). Oppure si pensi all’ampliamento dei criteri della Depressione Maggiore che vorrebbe includere aspetti del lutto, per cui, per così dire, a molte persone verrebbe tolta la legittimità di essere tristi (con tutti gli aspetti adattivi e di “salute mentale”), verrebbero etichettate come “depresse” e riceverebbero farmaci antidepressivi (peraltro di poca efficacia, come è emerso da molte ricerche controllate), senza contare che già l’11% della popolazione americana li assume (una percentuale impressionante, che fa pensare che vengano prescritti anche a molti che non ne hanno bisogno). Oppure si pensi al Binge Eating, anch’esso ampliato nei criteri, e così via. In generale, insomma, il DSM-5 abbasserebbe molto la soglia di molte diagnosi. Le implicazioni sociologiche ed economiche di questa problematica sono fin troppo ovvie che non c’è bisogno di menzionarle.
La campagna che Frances assieme a Bob Spitzer (che era stato capo della task force del DSM-III) e altri sta conducendo contro la bozza del DSM-
La petizione è stata promossa innanzitutto da alcune Divisioni della American Psychological Association: la Division 32 (Society for Humanistic Psychology), la Division 27 (Community Psychology), la Division 49 (Society for Group Psychology and Psychotherapy), e poi dalla Association for Women in Psychology, dalla Society for Descriptive Psychology, ecc., e anche da associazioni di altri paesi.
Per firmare la petizione occorre andare alla pagina web
http://www.ipetitions.com/petition/dsm5/#sign_petition
e scorrerla fino in fondo dove c’è il modulo per firmare. In questa pagina vi è una “Open letter” che illustra in modo abbastanza dettagliato alcuni problemi del DSM-5. Per chi non legge l’inglese, in italiano è uscita una anticipazione di questo dibattito a pp. 247-262 del n. 2/2011 di Psicoterapia e Scienze Umane, con interventi di Bob Spitzer e Allen Frances (“Guerre psicologiche: critiche alla preparazione del DSM-
http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/Frances_22-10-11.htm (a questa pagina è linkata una intervista di Frances apparsa sul Corriere).
La bozza del DSM-5 è all’indirizzo Internet http://www.dsm5.org
Grazie per l’attenzione.
Paolo Migone
Condirettore di Psicoterapia e Scienze Umane
http://www.psicoterapiaescienzeumane.it
Via Palestro, 14
43123 Parma PR
Tel. 0521-960595
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17 settembre 2013 | Categoria: Diario di Bordo Da Giù Le Mani Dai Bambini
« Un’altra stroncatura al DSM-V Psicofarmaci, i giovani ne abusano aumenta l’uso di ecstasy e anfetamine »
Il libro che dice se siamo malati psichiatrici
Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, una bibbia per la psichiatria, ripudiata dalle istituzioni statunitensi Di: “Mazzetta” – Fonte: giornalettismo.it La medicalizzazione psichiatrica è andata troppo oltre, occorre ricominciare da capo con standard più rigorosi. DATI INCREDIBILI – Nessuno può credere che l’undici per cento dei bambini americani soffrano della sindrome dell’ADHD ( Attention deficit-hyperactivity disorder o Sindrome da deficit di attenzione e iperattività), eppure questa è la percentuale di bambini trattati con una serie di psicofarmaci specifici per trattare questa sindrome, i sintomi della quale sono del tutto sovrapponibili alle descrizioni delle piccole pesti, come dei bambini vivaci d’ogni epoca. Il sospetto fondato sui numeri è che partendo da un numero di casi limitati si sia costruita l’immagine di una patologia capace di essere proiettata senza problemi su buona parte della popolazione sana. LO ASPETTAVANO AL VARCO – Il DSM però è da tempo oggetto di feroci critiche, sia per l’apparente tendenza dell’APA a inflazionare il numero delle patologie, che per la qualità sempre insufficiente di alcune novità. L’accusa, nemmeno tanto velata, è che gli psichiatri abbiano la tendenza inconscia ad ampliare il loro mercato e che questa tendenza sia alimentata dalle case farmaceutiche, che negli Stati Uniti vendono psicofarmaci in quantità imparagonabili con il resto del mondo. L’idea che gli americani soffrano molto di più i disordini mentali del resto del mondo va dismessa considerando la grande varietà genetica della sua popolazione, così com’è da escludere che nel resto dei paesi con caratteristiche e stili di vita simili ci siano legioni di malati che nessuno cura e nessuno conosce. Il divario è talmente evidente ed enorme che da tempo cresce con costanza il peso della fronda anti-psichiatrica, sia negli Stati Uniti che nei paesi dove al traino della diffusione della Bibbia arrivano anche malattie e relative medicine. Lo psicoterapista Gary Greenberg, di New London, Connecticut, ha scritto contro il DSM per più di un decennio e quando vuole riassumere il punto scrive che i “disordini” elencati nel DSM sono “semplici raccolte di sintomi che alcuni esperti sono d’accordo nel definire malattie mentali. Non c’è una sola diagnosi nel DSM che rispetti gli standard medici per le altre malattie“. Si potrà dire che le malattie mentali diverse dalle altre, ma è evidente che non è possibile, ancora prima che “scientifico”, definire e identificare tutte le malattie mentali attraverso questo procedimento e per converso è ugualmente impossibile, tanto che nella pratica gli stessi medici che seguono il DSM lo prendono con beneficio d’inventario e ne colgono facilmente limiti e contraddizioni intrinseche nella loro pratica quotidiana. VERSO UN APPROCCIO PIU’ SCIENTIFICO – Thomas Insel, il suo direttore, ha spiegato che allontanandosi dall’approccio del DSM i ricercatori saranno in grado di costruire un sistema diagnostico basato sui dati scientifici emergenti: “Diversamente dalle nostre definizioni dell’ischemia, del linfoma o dell’AIDS, la diagnosi del DSM sono basate sul consenso attorno a pacchetti di sintomi clinici, nessuna misura di laboratorio obiettiva. I pazienti con disordini mentali meritano di meglio”. NIMH sta lanciando un progetto denominato Research Domain Criteria e disegnato per raccogliere i dati necessari a un nuovo sistema di classificazione usando la genetica, le scienze cognitive e altre tecniche e studi a supporto per riscrivere le attuali categorie. Un “research framework” più che un metodo già fissato, che prelude a un lavoro che richiederà anni prima di poter essere adottato come strumento clinico, ma è un primo passo che ormai era diventato necessario intraprendere, stanti le evidenti debolezze scientifiche del DSM, che rendono necessario dotarsi di uno strumento più preciso. FINE DI UN’EPOCA? – L’iniziativa del NIMHha già avuto un effetto importante, perché il fatto che l’istituzione pubblica di riferimento richiami all’adozione di criteri più scientifici e bolli come insufficienti quelli sui quali si fonda
17 settembre 2013 | Categoria: Generico, News in Evidenza |
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